Riforma lombarda: qualcosa non va!

Riforma lombarda: qualcosa non va!

Sulla riforma lombarda, pubblichiamo una presa di posizione dell’OMCeO Milano. L’entrata a gamba tesa dei soggetti privati sul territorio lascia perplessi. Inoltre, la Legge regionale di riforma poteva essere un’occasione per riordinare il sistema delle assicurazioni degli ospedali pubblici e privati accreditati, così come di risolvere il problema del precariato medico in molte strutture pubbliche lombarde; e invece si è preferito glissare su questi problemi. Peccato, un’occasione sprecata!!

Riforma Lombarda: riecco erogatori privati nelle cure primarie

di Mauro Miserendino – Doctor33 del 16 luglio 2015

Lombardia oggi come 14 anni fa: nella nuova riforma sanitaria c’è la possibilità che il privato svolga funzioni riservate ai medici di famiglia a tutela dei pazienti cronici, ma non solo. La riforma sanitaria lombarda, che si discute in due tranche (in questi giorni ddl su ospedale, territorio e socio sanità; in autunno gli altri servizi e la prevenzione), conferma della legge 31 del 1997 i principi della libera scelta di medico e luogo di cura e la distinzione tra acquirente ed erogatore di prestazioni. Ma poi, accanto alla necessità di risparmiare, c’è tanto di nuovo.

La riforma Alle Asl viene tolta l’erogazione di servizi sul territorio e vengono trasformate in Agenzie per la tutela della salute-Ats che si occupano solo di programmare i servizi. Le aziende ospedaliere si trasformano quasi tutte in Aziende sociosanitarie territoriali-ASST, una ogni 600 mila abitanti, con articolazioni sia ospedaliere sia territoriali, comprendenti le unità di cure primarie e i medici convenzionati. Gli assessorati a salute e famiglia si fondono in un unico assessorato sociosanitario al Welfare; si avvia un contratto della sanità lombardo, diverso da quello del resto d’Italia. E ancora: tra gli erogatori di cure “affiliati” alle Asst entrano le case della salute (ribattezzate Presidi ospedalieri territoriali-Pot) e i medici di famiglia organizzati in AFT e UCCP, ma c’è la possibilità di un’organizzazione esterna, dal privato accreditato. E sul punto si indirizzano le perplessità del Presidente dell’Ordine dei Medici di Milano Roberto Carlo Rossi.

Privati tra MMG – «Come referente deontologico ho a cuore il benessere del cittadino lombardo e la qualità della prestazione medica, e vedo pericolose incoerenze nella volontà della regione di risparmiare. L’articolo 9 al comma 13 del maxiemendamento di maggioranza prevede che possano essere svolte da soggetti privati sia la presa in carico dei fragili, dei cronici e dell’integrazione sociosanitaria sia le funzioni delle unità complesse di cure primarie che il nuovo accordo dei medici di famiglia riserverà a questi ultimi». Il privato perché più pronto o meno costoso? «Non so, ma è un’incognita. Solo sperimentalmente nei sistemi sanitari universali, in cui è lo stato a tutelare il diritto alla salute, si vedono privati espletare funzioni che comunque andrebbero assicurate dalla parte pubblica a tutti».

Rischi da low cost – «Qui -continua Rossi – non si parla di acuzie e di interventi ospedalieri ma della vita di tutti i giorni fino all’ultimo. Già suscita preoccupazione che l’ospedale possa risparmiare sulle protesi, ma mi preoccupa ancor di più il risparmio sul medicinale che cura una cronicità, il perpetrarsi quotidiano di azioni improntate prima alla salvaguardia del portafoglio pubblico e dopo della salute. Questo timore si riferisce a un contesto in cui il cittadino avrà comunque limiti nello scegliere l’UCCP che lo curerà, mentre al contrario la sua libertà di scelta resterà massima per un intervento chirurgico, un parto o una qualsiasi altra acuzie. Per contro, sarà difficile risparmiare in un modello in cui si accorperanno funzioni di Asl e ospedali: chi nelle Asl era abituato ad acquistare prestazioni, ora nelle ASST sarà spinto a preoccuparsi della qualità della prestazione erogata, e questo è un bene, ma con il cambio del meccanismo di contrattazione i prezzi spuntati tenderanno a salire e difficilmente si risparmierà. Mancano infine una riforma del tema responsabilità che obblighi tutte le aziende ad assicurarsi, dichiarando – anch’esse come i medici -compagnia e massimale nella carta dei servizi, e manca soprattutto una soluzione al problema dei precari, ingaggiati a partita Iva o in altri modi soprattutto nelle strutture pubbliche. Questi colleghi hanno meno tutele di altri per assicurare le stesse prestazioni salvavita e credevo fosse giunta l’ora di un contratto omogeneo sia nel pubblico sia nel privato, ma temo non sarà così».